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martedì 13 dicembre 2011

Santa Lucia, dal nome evocatore di luce, martirizzata probabilmente a Siracusa sotto Diocleziano (c. 304), fa parte delle sette donne menzionate nel Canone Romano. Il suo culto universalmente diffuso è già testimoniato dal sec. V. Un’antifona tratta dal racconto della sua passione la saluta come «sponsa Christi». La sua «deposizione» a Siracusa il 14 dicembre è ricordata dal martirologio geronimiano (sec. VI)


Omelia  (Monaci Benedettini Silvestrini)



n popolo umile e povero

Il servizio del Signore esige prontezza e coerenza. Nel brano evangelico ci viene presentato il caso di due figli di cui il primo aderisce subito alle richieste del padre per rinnegarle un momento dopo. L'altro invece, dopo un moto di protesta all'ordine ricevuto, esegue la volontà del padre. Alla domanda chi avesse eseguito la volontà del padre, i suoi interlocutori sono costretti dire: "L'ultimo", quello cioè che in primo momento si era rifiutato. Gesù fa subito la applicazione: "Alla voce di Giovanni voi non avete creduto, mentre i pubblicati e le prostitute hanno accolto la sua voce". Non è difficile trovarvi un'allusione ai futuri eventi della Chiesa. Il popolo ebreo rinnega Cristo al quale prestano fede i popoli pagani. Si verifica così il "guai" di Sofonìa della prima lettura, i guai contro le città ribelli. Non si tratta tanto di mura quanto di abitanti che non ascoltano la voce del Signore né accettano la correzione. Ma Dio è padrone e creatore dell'uomo. Egli sceglie chi vuole perché il suo nome sia glorificato. Volge però in modo particolare il suo sguardo al povero e all'umile che ricolmerà di ogni bene, anche in premio della sua fedeltà all'alleanza. Non sarebbe fuori posto una riflessione anche più personale. Noi, cristiani, siamo i chiamati a proclamare con la nostra fedeltà il nome del Signore. Quante volte però il nostro comportamento non s'addice alla nostra dignità di Figli di Dio. La nostra fede è frenata all'indifferenza e quindi vengono a mancare i frutti. Non sarà mai che popoli nuovi, pieni di fervore, magari dalla Cina, entrino nel regno di Dio e noi ne siamo cacciati a causa della nostra incoerenza e superficialità?

domenica 11 dicembre 2011

III DOMENICA DI AVVENTO 11-12-11

Il messaggero, annunciato nel vangelo di domenica scorsa, è descritto in modo più dettagliato dall’evangelista Giovanni. Egli ci ricorda, infatti, i dialoghi che Giovanni Battista ebbe con sacerdoti e leviti, venuti da Gerusalemme per interrogarlo. Era forse il Messia? No, rispose Giovanni Battista: “ Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia ” (Gv 1,23).
Sant’Agostino commenta: “Giovanni Battista era una voce, ma in principio il Signore era il Verbo. Giovanni fu una voce per un certo tempo, ma Cristo, che in principio era il Verbo, è il Verbo per l’eternità” (Serm 293)
“ Egli - dice l’evangelista Giovanni - venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui ”. Vi sentiamo un’eco del prologo: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo ” (Gv 1,9).
Anche noi dobbiamo essere suoi testimoni (Gv 15,27) e ciò, prima di tutto, nella santità delle nostre vite perché “ mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia ” (Is 61,10).
 



Omelia (don Luciano Cantini)


Testimoniare la luce

Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce 
"la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta". Così il versetto precedente... se la luce splende ed è così evidente che le tenebre non l'hanno vinta, cosa significa "dare testimonianza" alla luce? La luce, come quella del sole e della luna, splende alta nel cielo e dà colore, forma e vita ad ogni cosa; questa luce però è scesa dall'alto per calarsi nella storia degli uomini. Non si è nascosta, ma si è mescolata in mezzo a tante ombre, si è insinuata nel basso della storia umana per ridare colore e vita ad ogni uomo. L'uomo è tanto abituato a vedere alta la luce che non riesce a riconoscere una luce caduta tanto in basso. Ecco dunque Giovanni come testimone della luce.

Io battezzo nell'acqua
Giovanni battezza nell'acqua del Giordano, luogo di passaggio dal deserto alla Terra promessa; il suo è un battesimo di conversione; un gesto semplice ed umile di chi sente il bisogno di lasciare nell'acqua le pesantezze della vita e delle relazioni, di chi si propone un nuovo ingresso nella Terra che Dio ha promesso iniziando una vita rinnovata.

«Tu, chi sei?» 
Il senso del gesto di Giovanni, stranamente, viene rivelato e reso evidente dalla domanda dei sacerdoti e leviti: «Tu, chi sei?».
Ogni uomo che inizia un percorso nuovo si pone la stessa domanda, ricerca se stesso e le proprie radici per ritrovare il senso profondo del proprio essere e del dipanare della vita.

«Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?» Gli uomini di potere (i Giudei, i sacerdoti, i leviti) non riescono a leggere l'altro se non negli stessi termini di potere; anche il battezzare è letto come una sorta di potere sugli altri. Non è comprensibile alcun gesto, alcuna parola alcun fatto che nasca dal basso. Anche di Gesù si meravigliano perché insegna come uno che ha autorià e si domandano da dove venisse tale autorità.

A lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo 
Giovanni, invece, si presenta come meno di un servo.
Ecco la testimonianza alla luce. La luce vera, quella che è venuta per illuminare il mondo si è nascosta nel gesto umile del servo: di chi si china ai piedi del prossimo per lavarli.
Non è una luce abbagliante che si proietta dall'altro, ma una luce tenue che entra dentro il cuore dell'uomo, lo illumina e lo orienta: "Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri" (Gv 13,14).

giovedì 8 dicembre 2011

IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

``Abramo concepì Isacco per la fede nella promessa di Dio “e divenne padre di molti popoli” (cf. Rm 4,18-22). Ugualmente Maria concepì Gesù per mezzo della fede. La concezione verginale di Gesù fu opera dello Spirito Santo, ma per mezzo della fede di Maria. È sempre Dio che opera, ma attraverso la collaborazione dell’uomo. Credere, infatti, è rispondere con fiducia alla parola di Dio, accogliere i suoi piani come se fossero propri e sottomettersi in obbedienza alla sua volontà per collaborarvi. La fede vuole sempre: 1) la fiducia in Dio e 2) la professione di ciò che si crede, poiché “con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza” (Rm 10,10). Una volta riconosciuta vera la parola di Dio, Maria credette alla concezione verginale di Gesù e credette pure alla volontà di Dio di salvare gli uomini peccatori, la volle e aderì a quel piano lasciandosi coinvolgere: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Dalla sua fede quindi nacque Gesù e pure la Chiesa. Perciò, insieme ad Elisabetta che esclamò: “Beata colei che ha creduto all’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45), ogni generazione oggi la proclama beata (cf. Lc 1,48). La Chiesa ha il compito di continuare nel mondo la missione materna di Maria, quella di comunicare il Salvatore al mondo. Il cristiano di oggi deve fare proprio il piano di Dio “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4), proclamando la propria salvezza e lasciandosi attivamente coinvolgere nel portare la salvezza al prossimo, poiché “in questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli (Gv 15,8).


OMELIA (Monastero Janua Coeli)


La sua ombra

Tota pulchra es, Maria... parole che nei secoli hanno elevato i cuori a Maria, l'unica creatura capace di estrarre dal tuo cuore l'attrazione per il candore della vita, la nostalgia dell'innocenza interiore e il desiderio di una trasparenza senza ombre.
La festa di oggi ci riconduca sui sentieri del ritorno, il ritorno al Pane autentico, il ritorno agli affetti più santi, il ritorno a se stessi, a quella parte di sé perduta nella confusione del mondo e che reclama attenzione. Un attimo di contatto con la vita divina può rendere il tuo tempo, divorato da occupazioni e preoccupazioni, "il tempo di Dio". Non rinunciare a cercare spazi di incontro con la Madre di Dio. Ti aspetta ogni giorno. Nel suo cuore immacolato tutto ritrova il suo significato perché non viene meno la sua splendida vocazione di madre e discepola di Gesù. Lei ti porta al cielo! 


MEDITAZIONE
Domande
Entrando da lei? Più vivi nella grazia, più conosci il tuo Signore, e più è probabile che "vedi" gli angeli che ti manda. Non perdere le occasioni dello Spirito nelle tue giornate. Quante volte avverti come una chiamata a qualcosa di più, e poi la lasci cadere tra le mille cose di sempre. Fermati, ascolta, raccogli ? lì c'è una parola di Dio per te.

Chiave di lettura
C'è un tempo in cui si compiono le promesse di Dio. L'attesa trova risposta. Ed è un tempo "ordinario" che si fa "straordinario" per la sovrabbondanza del mistero di grazia. Maria è a Nazaret. Vive le sue occupazioni di sempre. Come tutti, diremmo noi. Non proprio! Lei è piena di grazia, quindi ciò che per noi è intricato, difeso, inquieto, arrabbiato in lei non c'è. La sua risposta all'amore di Dio è tale che tutto il suo sentire è ordinato a lui, lei non cerca altro che Lui, in tutte le cose, sempre. Per questo è piena di grazia! Non ne ha un po' come ne abbiamo noi, a volte di più a volte di meno. Forse perché il Signore fa discriminazioni? Tutt'altro. A tutti Lui offre Se stesso, interamente. Chi lo accoglie interamente vive di Lui e tutto vede e pensa, agisce e attende per e con Lui. Chi lo accoglie in parte si ritrova a "combattere" con quelle parti di sé che non sono pacificate nell'amore: dinamiche relazionali, dipendenze affettive, superbie e invidie ricorrenti, rancori e malintesi ? Maria è tutta di Dio, perché è piccola, si sente proveniente dall'Alto. E dall'Alto giunge a lei l'angelo. Entra da lei, non trova ostacoli o porte chiuse. La parola di incontro è semplice: Rallegrati! Il Signore è con te. Ecco il motivo di ogni gioia. Quando il Signore è con te, tu non hai da temere, puoi gioire perché Lui pensa a te, tu gli appartieni. Maria si turba perché quelle parole: piena di grazia, nascondono un mistero incredibile e sono pronunciate lì, a casa sua, per lei. L'immensità di Dio è entrata in quel suo piccolo spazio. Quando tu avverti che Dio è vicino, la trepidazione interiore si fa sentire, tutto si illumina e al tempo stesso ti nasce in cuore un santo timore, la percezione reale della sua grandezza ravvicinata. Tu hai trovato grazia, concepirai, darai alla luce, chiamerai questo tuo bambino Gesù. E lui, questo tuo figlio è il figlio dell'Altissimo, il figlio di Davide: i secoli si incontrano in quel per sempre, non avrà fine ? Maria ascolta e accoglie, non dubita, non pone condizioni. Si chiede semplicemente il come avverrà. Sa che Dio non la costringerà a qualcosa che lei non vuole. E allora? Non conosco uomo. Sarà possibile generare senza il concorso sponsale? Qui la proposta si fa ardua. Si entra pienamente nel soprannaturale che non cambia il corso umano ma lo trascende. Lo Spirito Santo, l'Amore di Dio, scendendo ti coprirà con la sua ombra. Ecco il concepimento: un abbraccio amante e pieno che avvolge e penetra di vita ogni tessuto personale. L'abbraccio divino, corrisposto pienamente da Maria, genera nel grembo la persona di Gesù. E Maria non esce dalla sua piccolezza, ma diventa per lei lo spazio privilegiato dell'incontro: Ecco la serva del Signore. Sono qui, non protagonista, ma serva. A Dio la gloria!

PREGHIERA
Nella tua volontà è la mia gioia; mai dimenticherò la tua parola. Sii buono con il tuo servo e avrò vita, custodirò la tua parola. Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge (salmo 118).

CONTEMPLAZIONE

Maria, entro anch'io da te dopo che l'angelo è tornato a Dio. Mi siedo accanto a te per respirare l'infinità e la piccolezza della divina presenza nel tuo grembo. Quel silenzio carico di parola stordisce come stordisce il tuo sì. Che io impari ad ascoltare la Parola del tuo Gesù, che io impari ad ascoltare la parola della tua vita di grazia. Nulla è impossibile a Dio! Che risuoni dentro di me come eco questa voce celeste?

Il Vangelo dei piccoli
Oggi è festa grande, la festa di una mamma straordinaria, Maria, la mamma di Gesù. Straordinaria perché il suo amore per il Signore è talmente grande che non ha detto mai un no a quello che Lui voleva. Ti capita di sentire una cosa nel tuo cuore e di dover decidere in quel momento per il sì o per il no. Alle volte c'è una specie di lotta dentro, perché non sai cosa fare, ti sembrano giuste tutte e due le cose. Dopo che hai agito, ti accorgi di cosa era meglio. Ma cosa ti permette di non dire di "no" a Gesù? Quando tu vuoi bene a una persona ti accorgi di tutto quello che le fa piacere. E di conseguenza lo fai senza dubbi. Rinunci anche a quello che piace a te, pur di far piacere a lei. Questo è il sentiero dell'amore che Gesù ci ha portato. Maria, la mamma di Gesù, ha saputo sempre riconoscere cosa faceva piacere a Dio e quando ha portato Gesù in grembo e poi lo ha cresciuto non ha mai pensato di "comandare" lei su quel bambino che aveva bisogno del suo affetto, delle sue cure. Lei doveva obbedire a Lui, pur piccolo perché era Dio fatto bambino. In apparenza piccolo, ma immenso! Il segreto per vivere come lei e per dire a Dio un sì pieno di amore è il rimanere piccoli. Se tu pensi che Dio ne sa più di te, fai quello che Lui ti chiede. Quando pensi che ne sai più tu, ti inganni perché non è una cosa vera, ti illudi e poi ti inaridisci. Quando l'angelo va da Maria per dirle che sarebbe diventata la mamma di Gesù, lei non si mette a ragionare, a portare scuse e soprattutto non comincia a dire: Io sono la mamma di Dio. Poteva farlo perché era vero. Ma rimane nella sua piccolezza e dice: Eccomi, sono la serva del Signore. Di cosa ti puoi vantare, se tutto hai ricevuto da Dio? Puoi solo essere offrire ogni giorno la tua gratitudine perché Lui ti ama e ti colma di beni. Maria è Immacolata, senza macchia perché nel suo cuore c'è stato sempre e solo amore. Più ami, più le assomigli. E Gesù è contento se assomigliamo alla sua mamma: se l'è preparata da secoli: "bellissima"!

domenica 4 dicembre 2011

II DOMENICA DI AVVENTO 4-12-11



``In confronto all’introduzione discreta nel tempo dell’Avvento avvenuta domenica scorsa, l’annuncio di oggi è spettacolare: “Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te... Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”.
Giovanni Battista fa il suo ingresso spettacolare nel mondo, vestito di peli di cammello. Le sue parole bruciano l’aria, le sue azioni frustano il vento. Predica “un battesimo di conversione per il perdono dei peccati” ed immerge i suoi discepoli nelle acque del Giordano. Il suo messaggio, pur legato a un momento della storia, è eterno. Si rivolge anche a noi. Anche noi dobbiamo preparare la strada del Signore, poiché un sentiero si spinge fino ai nostri cuori. Sfortunatamente, troppo spesso, durante l’Avvento, molte distrazioni ci ostacolano nell’accogliere, spiritualmente, il messaggio del Vangelo. Non dovremmo, invece, cercare di dedicare un po’ di tempo alla meditazione di quanto dice san Pietro: “Noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia” (2Pt 3,13)?
 

Omelia (don Luciano Cantini)

Nel deserto

Voce di uno che grida nel deserto 

Marco inizia il suo vangelo presentando Giovanni il Battista come una voce che grida nel deserto. Con queste tre parole indica tutta la forza e la debolezza di Giovanni, ma di tutto il vangelo che con queste parole sta iniziando. Una voce è soltanto un suono, una vibrazione dell'aria, molto meno di una "parola" che nella bibbia indica qualcosa di concreto. Ma questa voce sta gridando, esce con forza, vuole farsi ascoltare. Si grida per rabbia o per disperazione, forse la voce del Battista è la risposta gridata ad un grido di disperazione che sale dall'umanità, un grido che non sembra avere interlocutori: è il deserto la terra vuota di nessuno.

Il vangelo inizia raccontando una storia che intreccia accoglienza e rifiuto, ascolto e sordità per giungere al culmine del mistero dell'accoglienza e del rifiuto nella Croce di Cristo: al rifiuto dell'umanità non si contrappone, ma alcontrario si coinvolge l'amore infinito del Dio Uomo.

Come sta scritto nel profeta Isaìa 

Isaia, però, dice qualcosa di diverso... il deserto, non è il luogo dell'abbandono, ma il luogo di Dio.

Geograficamente il deserto separa Babilonia dalla Palestina come il deserto separava l'Egitto dalla Terra Promessa. Attraversare il deserto per il popolo d'Israele è stato soprattutto realizzare il grande incontro con Dio. Le difficoltà che il popolo ha dovuto affrontare, i lunghi quarant'anni, hanno messo a nudo le debolezze e le false fiducie dell'uomo e rafforzato il rapporto con il Creatore. L'Esodo più che una esperienza storica è stata una grande esperienza di fede che ha coinvolto più generazioni, perché si affinasse e diventasse una realtà concreta.

Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo 

Non è una semplice immersione nell'acqua, ma l'immersione in un fuoco che divora, sconvolge, prova e vitalizza... mette in ebollizione la vita.

A volte sembra che l'umanità arranchi senza una prospettiva, si acquieti nel 'déjà vu', non sia capace di vedere come la sua vita sia appesantita ed incrostata di privilegi acquisiti da un benessere conquistato senza ulteriore speranza.

Ma nella nostra storia presente il Signore ci ha mandato chi l'esodo l'ha vissuto concretamente attraversando il mare e lasciando in esso giovani generazioni. Non possiamo e non dobbiamo leggere il fenomeno delle migrazioni come semplice fatto di necesità, un evento ineludibile della storia (da accogliere o rifiutare in base a ideologie e pregiudizi). Forse è una nuova "voce che grida" che ci chiede di ripensare alle nostre certezze, ai tanti colli da spianare e valli da colmare.