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domenica 27 marzo 2011

III Domenica di Quaresima

Cristo: acqua per la nostra sete


Vivere da cristiani è assimilare progressivamente l’esperienza di Cristo sintetizzata nelle prime due domeniche di quaresima: camminare nella fedeltà al Padre per raggiungere la meta della trasfigurazione gloriosa. L’itinerario è reso possibile a una condizione: ascoltare la Parola di Dio, radicarsi in essa, accettarne le esigenze. La liturgia di questa domenica e delle due successive fa rivivere, nel mistero, al cristiano le grandi tappe attraverso cui i catecumeni erano (e sono) aiutati a scoprire le esigenze profonde della conversione a Cristo, nei segni dell’acqua, della luce, della vita.
L’uomo assetato di valori
Al centro della liturgia odierna sta l’acqua come punto di convergenza e di incontro di due interlocutori: l’uomo e Dio. L’acqua diventa il simbolo che compendia ed esprime la richiesta dell’uomo e la risposta di Dio (vangelo).
L’esistenza umana rivela aspirazioni sconfinate: sete di amore, ricerca della verità, sete di giustizia, di libertà, di comunione, di pace... Sono desideri spesso inappagati; la domanda di totalità riceve in risposta solo piccoli frammenti; piccoli sorsi che lasciano inappagata la sete. Dal profondo del suo essere l’uomo muove verso un «di più», un assoluto capace di acquietare e di estinguere la sua sete in modo definitivo. Ma dove trovare un’acqua che plachi ogni inquietudine e appaghi ogni desiderio?


L’acqua che disseta per sempre
La risposta è data da Gesù nell’incontro con la Samaritana. Nella tradizione biblica Dio stesso è la fonte dell’acqua viva. Allontanarsi da Lui e dalla sua Legge é conoscere la peggiore siccità (cf Ger 2,12-13; 17,13). Nel difficile cammino verso la libertà Israele, arso dalla sete, tenta Dio, esige il suo intervento come un diritto e contesta l’operato di Mosè che sembra il responsabile di un’avventura senza sbocchi. Il popolo rimpiange il passato e rifiuta il futuro, denunciato come illusorio. Vorrebbe
impadronirsi di Dio per sciogliere in modo miracolistico le sue difficoltà (prima lettura). Ma Dio si sottrae a questo tipo di richiesta. Tuttavia Egli dà prova di non abbandonare il suo popolo: gli assicura l’acqua che disseta perché riconosca in Lui il Salvatore e impari ad affidarsi a Lui.
La roccia da cui Mosè fa scaturire l’acqua è segno della Provvidenza divina che segue il suo popolo e gli dà vita. Paolo spiegherà (cf I Cor 10,4) che quella roccia era Cristo, misteriosamente all’opera già in quegli eventi. Cristo è anche il Tempio dal quale, secondo la visione dei profeti (cf Ez 47; Zc 13,1), sgorgherà l’acqua, segno dello Spirito, che dona fertilità e vita. Chi ha sete può attingere gratuitamente a Lui (cf Gv 7,37-39) e non avrà più sete; egli stesso anzi, diverrà una sorgente d’acqua zampillante per sempre (vangelo).


Generati dall’acqua e dallo
Spirito
La promessa dell’acqua viva è divenuta realtà nella Pasqua di Gesù; dal suo costato squarciato sono usciti «sangue ed acqua» (cf Gv 19,34). La persona di Gesù diventa la sorgente da cui scaturisce l’acqua dello Spirito, cioè l’amore di Dio riversato nei nostri cuori (seconda lettura) nel giorno del battesimo. E’ questo amore che ci ha purificati e generati a vita nuova prima ancora che potessimo consapevolmente rispondere. Il Padre ci ha ammessi alla comunione con Lui. Per opera dello Spirito siamo diventati una sola cosa con Cristo, figli nel Figlio, veri adoratori del Padre. L’esistenza cristiana animata dallo Spirito è un’esperienza filiale. Non è altro che vivere nell’amore, irradiando ciò che abbiamo ricevuto. L’eucaristia è accostarsi alla fonte dell’acqua viva per ricevere la piena effusione dello Spirito, l’alimento sempre nuovo dell’amore: «Chi beve dell’acqua che io gli darò... avrà in sé una sorgente che zampilla fino alla vita eterna» (ant. di com.). Ma il dono ricevuto diventa compito di annuncio e di testimonianza. Come la Samaritana, bisogna raccontare ai fratelli ciò che Dio ha compiuto in noi perché essi, come i compaesani della donna, arrivino a confessare che Gesù è «il Salvatore del mondo». La fede deve diventare contagiosa. I battezzati, generati a vita nuova, radicalmente rinnovati nel cuore e nello spirito, devono rendere ragione della vita e della speranza che è in loro. Se la ricerca e la sete dell’uomo trovano in Cristo pieno appagamento è necessario testimoniare come la salvezza non sta nelle «cose» che accendono nuovi desideri ed inquietudini, ma nell’unico valore a cui abbiamo aderito: Gesù Salvatore dell’uomo. Non c’è altra acqua che faccia fiorire il nostro deserto e che definitivamente plachi il nostro cercare: «Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposi in te» (s. Agostino).

domenica 20 marzo 2011

II Domenica di Quaresima



Dal Vangelo secondo Matteo (17,1-9)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro mosse e Delia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse Gesù: "Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè* e una per Elia*". Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: "questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo".
All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li tocco e disse: "Alzatevi e non temete". Alzando gli occhi non videro più  nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal Monte, Gesù ordinò loro: "Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dei morti".


Spunti di riflessione

Cristo dopo aver dato ai discepoli l’annunzio della sua morte, sul santo monte manifestò la sua gloria, e, chiamando a testimoni la legge (cioè Mosè: 10 comandamenti) e i profeti (Elia), indicò agli apostoli che solo attraverso la passione possiamo giungere con lui al trionfo della risurrezione. In questa prospettiva si fa chiaro come il racconto della trasfigurazione è un aiuto a comprendere meglio il cammino quaresimale ed a viverlo autenticamente. Matteo rileva che lo splendore del volto di Gesù trasfigurato è come quello del sole e il candore delle sue vesti come quello della luce. Accanto a Gesù trasfigurato appaiono due personaggi: Mosè ed Elia: il primo, il rappresentante della legge; il secondo il rappresentante dei profeti che hanno parlato in nome di Dio. Essi sono accanto a Gesù per confermare la sua identità. Conversano con Lui. Matteo non precisa l’oggetto della conversazione. L’evangelista Luca ci offre un’informazione interessante notando che essi “parlavano della dipartita che Gesù avrebbe portato a compimento a Gerusalemme” (Lc 9,31) e quindi della sua morte in croce. La trasfigurazione prepara la passione ed è la conferma delle profezie di Gesù concernenti la sua passione. Egli muore per entrare nella luce della risurrezione. Gli apostoli, imbevuti di attese di un messia glorioso, non lo comprendono ancora a pieno. L’intervento di Pietro ne è la prova. Da qui il suo desiderio di volere fare tre tende: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».Le tre tende di cui egli parla rivelano implicitamente il significato che gli apostoli danno alla scena della trasfigurazione: l’instaurazione di una felicità messianica terrena.
Proprio per dissipare ogni equivoco interviene l’apparizione della nube luminosa che ricopre i tre apostoli e la voce del Padre che proclama:
"Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo".
E’ la stessa dichiarazione divina fatta durante il battesimo di Gesù nel Giordano (cf Mt 3,16-17). Adesso essa è rivolta ai discepoli con l’aggiunta del comando di “ascoltarlo”. La dichiarazione divina invita a riconoscere in Gesù il messia atteso, il Figlio di Dio.
L’evangelista Matteo vuole sottolineare che Gesù in quanto Figlio amato e servo umile fedele porta a compimento la legge e i profeti (cf Mt 5,17) e che ormai Egli solamente è il legislatore e il profeta. Mose ed Elia rassegnano le loro dimissioni e i loro poteri nelle sue mani. La trasfigurazione solleva il velo sul mistero di Gesù, ma svela anche il destino del discepolo di Gesù. La vita del discepolo è come quella del maestro, incamminata verso la croce e verso la risurrezione. E’ un destino da vivere nella convinzione che ogni sofferenza, ogni lotta per rimanere fedeli a Gesù sfocia nella gloria, nella gioia della risurrezione. Tutto ciò che è sofferenza, croce e apparentemente sconfitta sul piano esistenziale viene trasfigurato; significativo è quanto diceva San Francesco d’Assisi: “ciò che era amaro mi fu cambiato in dolcezza”.
Decisiva è la voce che risuona come invito perentorio “Ascoltatelo”. Ascoltare Gesù significa accoglierlo, aderire al suo messaggio, seguirlo con impegno e con gioiosa costanza ogni giorno.
Il tempo della Quaresima è un tempo privilegiato in cui dobbiamo chiederci seriamente e sinceramente se veramente ascoltiamo Gesù, se siamo a lui effettivamente fedeli.
La trasfigurazione di Gesù ci fa comprendere anche che il cammino quaresimale assume il suo significato più autentico se esso è vivificato dalla preghiera. La “trasfigurazione” della nostra vita si può realizzare solamente alla luce della preghiera. Dio soltanto può darci la forza per camminare verso la “novità” della Pasqua, per prepararci interiormente alla sua celebrazione.

sabato 19 marzo 2011

San Giuseppe per le vie di Motta!



















W San Giuseppe!



A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima sposa. Per, quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in cielo.


AMEN.

giovedì 17 marzo 2011

Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato.

Lc  4,1-13
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Per la prima domenica di Quaresima, la chiesa ci offre, per la liturgia, il brano conosciuto come le tentazioni di Gesù. Il brano è dal vangelo di Luca, capitolo 4, 1-13.
Per comprendere bene quello che l’evangelista ci vuole presentare dovremmo abbandonare il termine “tentazione”, perché per “tentazione” si intende qualcosa che incita al male, al peccato; invece, qui, nulla di tutto questo. Il diavolo, lo vedremo, non si presenta come un avversario che tenta Gesù al male, al peccato, ma come un suo collaboratore, un fidato collaboratore, che gli consiglia – e si mette a sua disposizione – tutti i mezzi per affermarsi come messia.
Vediamo il testo. “Gesù, pieno di Spirito Santo”, è dopo il battesimo e ha ricevuto lo Spirito, cioè la forza, la capacità d’amore di Dio, “si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto”. Perché nel deserto? Luca pone tutta al sua opera sotto la direttiva dell’esodo di Gesù. C’era stato un antico esodo, quello in cui gli ebrei erano stati liberati da Mosè, dalla schiavitù egiziana per entrare nella terra promessa. Ora la terra promessa è diventata terra di schiavitù dalla quale Gesù deve uscire, portando dietro di sé la gente per liberarla.
“Per quaranta giorni”, i numeri nella Scrittura hanno sempre valore figurato, mai matematico, aritmetico. Il numero quaranta indica ‘una generazione’. Quello che l’evangelista ci vuole presentare, come del resto gli altri evangelisti, non è un periodo di tempo limitato nella vita di Gesù in cui Gesù ha vinto, in questa gara contro il diavolo e poi dopo è tutto a posto. No, l’evangelista ci dice che tutta la vita di Gesù è stata sotto l’insegna di queste tentazioni, o meglio di queste seduzioni.
Quindi, tutta la vita di Gesù, rappresentata da questo numero ‘quaranta’.
“Tentato dal diavolo”, chi è il diavolo? Se Dio è amore che si mette a servizio, il diavolo è immagine del potere che toglie. “Non mangiò nulla”, qui non si tratta di digiuno; l’evangelista evita il termine digiuno per non far pensare che Gesù abbia praticato il digiuno religioso, ma dice che “non mangiò nulla in quei giorni”.
“Ma quando furono terminati, ebbe fame”, ma non è una fame fisica. La fame di Gesù è qualcosa di più. Gesù dirà più avanti, al momento della sua passione, “ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché non la mangerò più finché essa non si compia nel Regno di Dio”.
Quindi la fame di Gesù, l’uomo pieno di Spirito Santo, è di manifestare questo Spirito attraverso il dono totale di sé, la pienezza della sua missione. Ecco allora che sopraggiunge il diavolo, che, ripeto, non viene come un avversario, ma come un collaboratore, anzi, un fidato collaboratore.
“Allora il diavolo gli disse «Se tu sei il Figlio di Dio»”, attenzione, il diavolo non mette in dubbio la figliolanza di Dio, anzi, ma dice “giacché sei il Figlio di Dio”, questo è il significato, cioè “sei il Figlio di Dio, usa le tue capacità a tuo vantaggio”, «dì a questa pietra che diventi pane»”. C’è qui un’eco di quello che più volte verrà ripetuto a Gesù durante la sua esistenza, per questo dicevamo che non sono un periodo limitato di tempo, ma è tutta la vita di Gesù, all’insegna di queste tentazioni.
Quando Gesù a Nazareth predica in una sinagoga, la gente gli dirà “medico cura te stesso”, o più ancora, quando, appeso già alla croce i capi gli diranno “ha salvato gli altri, salvi se stesso se è il Cristo di Dio”. Ecco la stessa tentazione: giacché sei il Figlio di Dio usa le tue capacità per te. “Giacché è il Cristo di Dio, l’unto di Dio, usi le sue forze per salvarsi”.
Quindi la prima tentazione è usare a proprio vantaggio le sue capacità. E Gesù risponde con un brano preso dal Libro del Deuteronomio, «Non di solo pane vivrà l’uomo»”, quindi c’è qualcosa di più importante.
La seconda seduzione, “il diavolo lo condusse in alto”,’in alto’ è un espressione che indica la sfera divina, quindi gli offre la condizione divina, “e gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria perché a me è stata data e io la do a chi voglio»”. La denuncia dell’evangelista è drammatica, non è Dio, ma è il diavolo colui che conferisce il potere e la ricchezza. Potere e gloria sono del diavolo e lui le da a chi vuole.
C’è un’unica condizione, “«Se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo»”. Il potere, la ricchezza, la gloria sono del diavolo, e il diavolo è disposto a darli perfino a Gesù, perché? Fintanto che ci sarà potere ci sarà ingiustizia e non potrà realizzarsi il Regno di Dio. Quindi il diavolo sta tentando, sta seducendo Gesù con la presa del potere che è il vero peccato di idolatria: usare il potere per affermare il Regno di Dio. Il Regno di Dio non si afferma con il potere, ma con l’amore.
Gesù gli risponde, sempre prendendo una frase dal Libro del Deuteronomio, «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”», cioè l’incompatibilità tra Dio e il potere, tra l’amore che si fa servizio e il dominio. Incompatibilità assoluta.
L’ultima carta che ha il diavolo è quella di portarlo nella città santa, a Gerusalemme, e lo mette addirittura sul punto più alto del tempio e, mentre con questa nuova seduzione ripete “Giacché, se sei il Figlio di Dio”, abbiamo notato che in quella di mezzo non gliel’ha proposta. La tentazione del potere e della ricchezza non è importante rivolgerla a uno perché è Figlio di Dio, perché è una tentazione alla quale – e il diavolo lo sa – ogni uomo (religioso o no) soccombe.
Alla tentazione della ricchezza e del potere pochi riescono a resistere. E qui invece di nuovo dice «Giacché sei il Figlio di Dio, gettati giù»cioè fa’ un segno spettacolare, straordinario, delle tue capacità così il popolo ti crederà. E qui il diavolo sembra un esperto dottore della legge, infatti cita il Salmo 91, due versetti, “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”».
Quindi qui l’evangelista fa comprendere che, sotto la figura di questo diavolo, si nascondono in realtà i dottori della legge che tenteranno Gesù. E Gesù mette fine alla disputa. “Gli rispose: È stato detto: “Non metterai alla prova», cioè esattamente ‘non tenterai’, « il Signore Dio tuo”».
E, di nuovo cintando il Libro del Deuteronomio, Gesù afferma la piena fiducia nel Padre. “Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato”. Qual è questo momento fissato? Nel Vangelo c’è un punto ben preciso, al Capitolo 10, versetto25, quando sarà proprio un dottore della legge colui che tenterà Gesù.
Il verbo “tentare” riapparirà di nuovo; quindi queste tentazioni non sono un episodio isolato della vita di Gesù, ma tutta l’esistenza di Gesù è stata sotto il segno della tentazione, della seduzione, di prendere il potere e la ricchezza per affermare il Regno di Dio. Ma Gesù ha rifiutato assolutamente.

lunedì 14 marzo 2011

L'incontro di Gesù con Zaccheo



Entrato nella città di Gerico, la stava attraversando. Or un uomo di nome Zaccheo, che era capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi fosse Gesù, ma non ci riusciva; c'era infatti molta gente ed egli era troppo piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, si arrampicò sopra un sicomoro, perchè Gesù doveva passare di là. Gesù, quando arrivò in quel punto, alzò gli occhi e gli disse: <<Zaccheo, scendi in fretta, perchè oggi devo fermarmi a casa tua>>. Scese subito e lo accolse con gioia.
Vedendo ciò, tutti mormoravano: <<E' andato ad alloggiare in casa di un peccatore!>>. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: <<Signore, io do ai poveri la metà dei miei beni e se ho rubato a qualcuno gli restituisco il quadruplo>>.
Gesù gli rispose: << Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perchè anch'egli è figlio di Abramo. Infatti il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto>>.

venerdì 4 marzo 2011

Festa di Carnevale in parrocchia







Eccoci qui!! Finalmente questo giorno è arrivato! 
Pomeriggio alle 16:30 siete tutti invitati a partecipare 
alla festa di carnevale che si terrà nel Salone 
della parrocchia!
Mi raccomando non mancate perchè dove c'è festa c'è Dio!
Ci saranno un sacco di giochi e divertimenti!
Inoltre si mangia :)
Se volete portare qualcosa siete liberi di farlo!
NON MANCATE!!!

Vi aspettiamo!